Due ciance su Marsico

                                        "I hope the end is joyful, and I hope never to return." F.K. 


L'esperienza artistica di Gianni Marsico comincia nel 1985 con una serie di lavori descrittivi del corpo umano, ricercando  già allora un'analisi del caos.

Abbandona i colori e comincia a sperimentare l'utilizzo della carta e di altri materiali dai quali prendono forma sue opere più recenti.

I suoi lavori rifiutano di fermarsi in una relazione asettica son la fruizione, lasciando ampio spazio allo sguardo altrui sui dipinti. Tornano così in mente le parole di Jochen Gerz: "l'arte è fragilità".

Numerosi sono anche i riferimenti alla culture "altre" dalle quali trae insegnamento e ispirazione. A ciò è anche riferito il tema che ha dato il titolo a numerose sue esposizioni "Otro Cielo - la stranezza di un cielo che non è tuo". Il riferimento a Cesare Pavese mette a nudo la realtà spesso inquieta di un puglise senza appartenenze, non solo geografiche.

Appartenenze intime sono invece quelle dei suoi "altri cieli", le sue opere, il suo sguardo su di esse.


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